All'improvviso, l'insulto elude le policy
Insultare significa solo usare una parolaccia? Oggi gli insulti sui Social Network sono molto più sottili e sfuggono alle policy delle piattaforme.
Ex Abrupto - All’improvviso, come tutto quello che conta
A cura di Alessia Pizzi
N.3 - 9 Gennaio 2021
È proprio vero. Non si può affermare qualcosa che subito arriva un evento a contraddirci.
Antefatto
Da qualche settimana osservo su Tik Tok una ragazza che si professa docente di italiano, latino e storia. Fa dei video simpatici, in cui insegna delle curiosità in pillole di storia e letteratura molto semplici e principalmente legate all’engagement. I temi trattati spesso sono rivolti alle tematiche LGBT e all’empowerment femminile.
Non condivido il suo modo di divulgare perché lo trovo molto banalizzante, ma sicuramente piace ai ragazzi e quindi va bene così: ho letto molti commenti in cui i follower dicono che la “prof” gli fa venire voglia di studiare determinate materie, quindi ho deposto il mio gusto personale a favore dello scopo raggiunto.
Più ragazzi, grazie ai Social, si interessano a materie spesso considerate noiose, come il latino. Che bello!
Poi questa “prof” ha fatto una diretta in cui ha affermato delle cose strane. Tra i commenti c’erano ragazzi/e che chiedevano se iscriversi a lettere moderne o meno: insomma è palese che i giovani la prendono come punto di riferimento visto che le chiedono informazioni sull’orientamento. Qualcuno, poi, le ha chiesto anche quali esami abbia svolto all’università: lei ha risposto, tra le varie materie, filologia.
Quando ha affermato che la filologia è una materia terribile, io da laureata in lettere classiche ho iniziato a crucciarmi per giorni. Per chi non lo sapesse, la filologia è la materia che studia la ricostruzione del testo, etimologicamente parlando è “amore per le lettere”. Su questa materia si basa la pubblicazione delle cosiddette “edizioni critiche” ovvero quei libri che compriamo quando vogliamo leggere un testo di Leopardi o di Euripide, o semplicemente quando studiamo sui testi di scuola.
Naturalmente, prima dell’invenzione della stampa la filologia investe un ruolo fondamentale per i testi antichi, che venivano copiati a mano e quindi erano pieni di errori. Parole scritte male, ad esempio. Questo rende ancora oggi difficile la ricostruzione del testo perché magari un copista ha scritto una parola, un altro l’ha tagliata, un altro ancora ha scritto la stessa parola nel suo dialetto. Chissà come l’aveva scritta l’autore…
Il lavoro del filologo, detto in parole semplici, risiede quindi nella ricostruzione del testo come potrebbe essere stato e naturalmente porta alla definizione dell’usus scribendi di quel determinato autore. Si può attribuire un testo a Saffo, ad esempio, perché chi analizza i suoi testi sa bene quali espressioni utilizza più spesso.
Tornando a noi, com’è possibile che un’insegnante di latino, italiano e storia possa definire l’esame di filologia orribile? De gustibus ma…
Mi chiedo se la ragazza in questione abbia compreso che il suo mestiere si basa proprio sul lavoro svolto dalla filologia nel corso degli anni. Tanto appassionata di storia e non sa che se non si traducono bene gli Annali, quelle testimonianze oggi non sarebbero arrivate fino a noi?
Ma anche qui, ho deposto l’ascia di guerra. Mi sono detta: io non conosco questa persona e non la voglio giudicare. Se non le piace la filologia non è detto che sia una cattiva insegnante. Questo è solo un mio fastidio.
Il fattaccio
Trovo un video in cui la prof spiega come insultare in latino. Ora - chi mi conosce lo sa e chi non mi conosce no - io sono una grande fautrice dell’uso della parolaccia quando serve. Quindi non sono una di quelle che si sconvolge per un vaffa, anzi. Inoltre, sempre per chi non lo sapesse, sono una grande sostenitrice della riscoperta di poesie meno note in ambito scolastico, per citare un esempio il “Catullo proibito”, che insulta pesantemente i propri nemici, o anche le petrose dantesche, poesie in cui il sommo poeta vuole prendere per i capelli la donna amata. (E ora qualcuno forse vorrà insinuare che Dante promuoveva la violenza di genere? Speriamo di no.)
Questa letteratura non incita all’odio, ma spiega che arrabbiarsi è normale e questo aiuta a non stereotipare lo studio dell’autore. Dante è solo romantico, Catullo pure. Eccetera eccetera eccetera.
La prof qui invece esordisce con: “Insultiamo le persone in lingua latina. Parte Uno”.
Il primo insulto che vi consiglio è Futue te ipsum, che vuol dire fottiti.
Segue Mentula (Miiinchia!), e mi faccio due risate.
Si arriva poi a Scortum che significa Tro*a:
se qualcuna ci prova col tuo ragazzo scrivile in privato scortum per avere la tua piccola soddisfazione, visto che lei non lo capirà.
Allora, premesso che esiste anche un libro che si intitola “Come si insultavano gli antichi”, quindi deduco che il video sia nato da una lettura simile, non è la parolaccia a sconvolgermi. Il consiglio su come insultare è una lezione che la prof poteva proprio risparmiarsi - secondo me - conoscendo il suo giovane pubblico.
La contraddizione
Guardavo una live di Giorgio Taverniti in cui si parlava di come essere influencer su YouTube può incrementare il senso di responsabilità che si ha nei confronti dei propri giovani seguaci. L’intervistato addirittura affermava di avere remore a farsi vedere mentre beve vino, fuma o dice parolacce.
In quel momento ho commentato che anche Dante diceva le parolacce, e non sono stata l’unica. Poi ho detto a Giorgio che l’offesa molto spesso è più sottile e quasi mai una parolaccia. Pensate a un video su TikTok dove una coppia di mamme con tre figli legge un commento in cui si afferma che “i figli sono della madre e del padre”. Questa è una verità pratica che cela un’offesa ovviamente.
Insomma, appena elaboro questa riflessione, convinta del fatto che l’insulto sui Social abbia raggiunto la versione 3.0, e sia dunque votata al giudizio basato su 30 secondi di video e all’allusione crudele, ecco che arriva la prof a contraddirmi.
La prof usa quello che dice di aver studiato per insegnare ad insultare.
È vero, chi è molto seguito sui Social ha una responsabilità, specialmente nei confronti dei giovanissimi che adesso andranno ad insultarsi in latino, sghignazzando perché l’ha detto la prof su TikTok, o peggio, chiameranno la loro prof di scuola Scortum invece che Tro*a. Meglio, no?
Le policy di TikTok e i commenti dei followers
Ho segnalato il contenuto per capire come si regola TikTok, ma il Social mi ha fatto sapere che non va contro le regole della Community. Forse non ha capito che non è la parolaccia a sconvolgermi. Quella è stata ben celata nella scritta, proprio per non essere bannata: tr * oia scritto con la stellina in mezzo.
Una ragazza ha anche richiesto gentilmente nei commenti:
Prof magari scortum no che sia in latino o italiano. Se in latino è neutro in italiano è sessista e visto che insegna andrebbe specificato
La prof risponde:
in latino significa meretrice e meretrice significa tro14.
Rimango basita dalla totale assenza di autocritica. La risposta è secca, senza neppure un dubbio - che invece sarebbe opportuno - e tra l’altro non lascia margine di risposta alla follower. Ma che dialogo è?
Tra l’altro…
In realtà, scortum significa prostituta, non meretrice. E comunque ho commentato scrivendo che meretrice significa “colei che guadagna denaro attraverso rapporti amorosi”. Significa tro*a se insegniamo gli stereotipi al posto delle etimologie.
Questo è il senso di questo articolo. Perché continuiamo a insegnare stereotipi credendo si basino su antichi valori?
Aggiungo:
tròia s. f. [lat. mediev. troia, forse voce espressiva che imita il grugnito del maiale]. – 1. La femmina del maiale, spec. con riferimento a quella destinata alla riproduzione; è sinon. pop. di scrofa (ma sentito in genere come volg.) 2. fig., spreg. Puttana, soprattutto come insulto. ◆ Dim. troiétta e troiettina; accr. troióna e anche troióne m.; pegg. troiàccia (tutti quasi esclusivam. in senso fig.).
Fonti: dizionario di latino, dizionario etimologico, Treccani e… buon senso.
Ah sì, il buon senso! Quello che nemmeno la laurea ti insegna.
Purtroppo non sono potuta andare a fondo perché TikTok consente pochi caratteri nel commento. La ragazza che prova a chiedere alla prof un po’ di clemenza perché l’espressione è sessista, ci ha provato.
Ma il problema non è essere sessisti, è l’incitamento all’insulto, peraltro basato su un stereotipo. Che si tratti di uomo, donna o di qualunque altra creatura.
Le riflessioni
Tutti abbiamo insultato nella vita, ma insegnarlo è un’altra cosa. Tutti a volte sbagliamo, ma penso sia nostro dovere ascoltare chi si confronta con noi: altrimenti perché si parlerebbe di community?
Non mi ritengo hater di nessuno o questo articolo non avrebbe ragione di esistere. Non sono qui a fare la lezione di morale, soprattutto perché TikTok non ritiene il video avverso alle proprie policy. Però farei qualche riflessione su:
La responsabilità di cosa si afferma quando si è molto seguiti, specialmente dai giovani.
La responsabilità di affermare cose indelicate e quindi l’autocritica se qualcuno ce lo fa notare, specialmente un follower e specialmente se ci si definisce prof.
Le policy dei Social sono rudimentali e si basano sulla scrittura della parola offensiva. L’offesa sottile, allusiva o celata da una stellina, ma soprattutto l’insegnamento su come offendere non va contro le policy.
E mezzo milione di adolescenti quindi ora crederà che il vero significato di meretrice è tro*a, perché l’ha detto una prof. Quindi forse si sentirà anche legittimato a usare questo termine.
L’account si chiama HeyProf, seguitela se volete. Ma fatelo cum grano salis, che tradotto significa COL SALE IN ZUCCA. Lei è solo un esempio, il web sarà pieno di questo genere di contenuti e di contenuti anche peggiori.
Per concludere:
Mezzo milione di visualizzazioni e 10.000 condivisioni del video, stando alle statistiche iniziali.
Speriamo siano usate solo per farsi una risata sul momento e non contro gli altri. Se ci sarà una parte due del video, per me potrebbe essere “come si insultavano gli antichi” e non come insultare. E soprattutto sarebbe il caso di spiegare quanto alcuni insegnamenti degli antichi non siano da seguire. Ma naturalmente ognuno fa ciò che vuole e non è detto che tutti compiano le stesse riflessioni quando si espongono sui Social Network. Spesso gli influencer sono anche molto inconsapevoli del potere che hanno sulle menti degli altri, e magari è proprio il caso di HeyProf. Insomma, siamo esseri umani.
Sarebbe facile mettere no follow e girare la testa dall’altra parte, ma osservare è alla base del mio modo di vivere e interpretare il mondo. Non ce la posso fare.