All'improvviso, Il Foglio AI
Un giornale totalmente scritto con l'Intelligenza Artificiale può essere la chiave di volta per relazionarci al meglio con le nuove tecnologie?
Ex Abrupto - All’improvviso, come tutto quello che conta
A cura di Alessia Pizzi
N.29 - Aprile 2025
“L’AI non sa sorridere”
Questa è la frase principale del corso su Intelligenza Artificiale e Contenuti che ho tenuto per l’Università di Parma lo scorso febbraio.
Molti di voi avranno giocato con la app Remini nei mesi scorsi, ispirati dagli influencer. Anche io ho scaricato mille nuove versioni di me, da quella anni ‘20 a quella fantasy. Mentre scorrevo le immagini, però, mi ha colpito un dettaglio: nonostante io avessi caricato a sistema 10 foto quasi tutte sorridenti e con i denti in vista, l’Intelligenza Artificiale mi proponeva sempre seria, quasi apatica, e soprattutto non sapeva replicare i miei denti, come si può riscontrare nell’immagine che allego in copertina.
Paradossalmente (?), non mi sono trovata più bella di come sono al naturale.
Questo esperimento mi ha riportato in mente un bello spot della Dove in cui si esaltava la bellezza naturale contro quella dei filtri dei Social e dell’Intelligenza Artificiale. Un inno all’imperfezione che si può espandere su vari fronti.
L’originalità umana
Le espressioni facciali umane sono complesse e ricche di sfumature, difficili da replicare per un algoritmo. l’AI non può replicare un sorriso perché non ha la comprensione emotiva dell'essere umano. Le sue creazioni, sebbene tecnicamente impeccabili, possono risultare prive della scintilla di vita che solo l'imperfezione umana possiede. Questo discorso può essere applicato anche ad ambiti differenti dall’estetica. Pensiamo a quante volte abbiamo sentito dire che l’AI ruberà il mestiere a chi scrive, specialmente i giornalisti. Ma l’originalità e il genio creativo non dovrebbero essere emulabili da questi strumenti.
Cosa c’entra questo discorso con la nuova edizione de Il Foglio, totalmente scritta dall’Intelligenza Artificiale? Direi tutto, ma partiamo dall’inizio.
Cos’è Il Foglio AI
In questi ultimi giorni Il Foglio è salito alla ribalta internazionale grazie a un esperimento editoriale che sta facendo molto discutere: Il Foglio AI, una versione del quotidiano completamente scritta da un’intelligenza artificiale. Tantissime testate, anche fuori dall’Italia, ne hanno parlato.
Perché sono favorevole a questo esperimento?
Trovo che sia una scelta geniale, pioneristica e necessaria, prima di tutto perché - come richiede anche il nuovo codice deontologico dei giornalisti - è totalmente trasparente verso i lettori che imparano a riconoscere la scrittura artificiale rispetto a quella umana; d’altro canto, anche l’intelligenza artificiale viene “sfidata” a scrivere come un giornalista de Il Foglio.
È un esercizio di sensibilizzazione che può aiutare tutti – lettori e operatori del settore – a capire il valore del giornalismo umano, a confrontarlo con quello della macchina, e a distinguere l’uno dall’altro. Questo esperimento ci mostra sia le potenzialità che i limiti dell’intelligenza artificiale nel campo della scrittura.
I limiti dell’intelligenza artificiale
Lo stesso Foglio AI ha pubblicato un articolo in cui elenca alcuni dei bias riscontrati durante l’esperimento. Tra questi: una struttura del pensiero fortemente influenzata dall’inglese, la tendenza a dare sempre una risposta definitiva (senza lasciare dubbi o concetti aperti) e un costante rispetto per l’autorità. Inoltre, manca spesso quell’ironia sottile e quella vena critica che sono la cifra stilistica del giornalista umano, che non ha paura di lasciare il lettore con delle domande aperte. L’AI, invece, tende a “chiudere il cerchio” troppo presto, a volte rinunciando alla profondità.
L’intelligenza artificiale è solo utile o può diventare anche interessante?
È questa la domanda centrale che anima l’intero progetto, come dichiarato da Il Foglio. Ed è, secondo me, una domanda fondamentale. Perché l’Italia ha bisogno di confrontarsi con la produzione dell’AI per comprenderne utilità, finalità, vantaggi — ma anche per rassicurare la professione giornalistica.
Perché il giornalismo, in fondo, è soprattutto saper porre le domande giuste: da oggi, non solo alle persone, ma anche alle macchine.
Ed è esattamente così che funziona questo esperimento: gli articoli vengono generati partendo dalle domande dei giornalisti. È la redazione a guidare la macchina. Le risposte dell’AI dipendono anche dalla qualità delle domande, da quello che oggi chiamiamo “prompt”. In una delle mie newsletter Stay AI-Live menzionavo il podcast “Ma ‘ndo AI”, dove si raccontava di come stanno nascendo nuove figure giornalistiche, che sin da giovani, iniziano a lavorare con i prompt per generare più velocemente le news.
Se ci pensiamo, non è molto diverso da quello che facciamo ogni giorno con Google e ora anche con ChatGPT & Co: scriviamo una domanda e attendiamo una risposta algoritmica, spesso senza interrogarci troppo sul processo che c’è dietro. Possiamo testarlo anche con le nuove AI Overviews: Google emula i chatbot AI e vuole darci la sintesi della risposta alla nostra domanda per ridurre al minimo il nostro sforzo di aprire il sito e dover trovare la risposta. Tutta pappa pronta, il prima possibile.
Una riflessione umanistica
Significativo, in questo contesto, anche il contributo di Alfonso Berardinelli nel numero 81 de Il Foglio cartaceo, che scrive:
“Certo, è stato un duro colpo l’arrivo dell’inserto AI su un giornale come questo, in cui scrivo felicemente da due decenni. […] Ora vedo che un robot artificialmente addottorato può scrivere articoli a loro modo perfetti: anzi, più che perfetti.
L’AI è e funziona come un enorme parassita succhiasangue, pensieri e parole degli esseri umani.”
È una riflessione importante, che ci ricorda come l’utilità dell’AI non debba farci dimenticare l’importanza di leggere e scrivere su carta, di guardare fuori dalla finestra, di vivere. Perché è lì che nasce il pensiero autentico, quello capace di accendere la creatività, di mantenerci “vivi”, appunto, lontani dall’Artificiale.
[A proposito di restare vivi… seguimi su Stay AI-Live per leggere gli aggiornamenti sull’Intelligenza Artificiale ogni lunedì mattina!]
Il confronto con l’AI
Solo testando, a mio avviso, possiamo capire vantaggi dell’AI e unicità dell’essere umani: possiamo quindi superare alcune paure capendo che un mondo prodotto dall’AI risulterebbe omologato, prevedibile e con tante risposte pronte, molto spesso, insufficienti per la nostra complessità.
Consigli non richiesti
Provate a leggere le mie “Interviste possibili con AI”: nella prima, Saffo dialoga con Alda Merini.
Lascio la mia guida su Consensus e ChatGPT per scrivere articoli data driven con AI
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Alessia, ogni volta che ho formato membri dell’Ordine dei Giornalisti, o redazioni di importanti testate italiane – anche sportive – mi sono sempre chiesta: perché ai giornalisti è vietato usare l’AI?
Io credo che un vero giornalista sia in grado di capire come usarla, in modo etico e come strumento di supporto. Il giornalista SA che la sua "sfumatura personale" è come una firma! Non rinuncerebbe mai a dare carattere alla notizia.
Non conoscere è molto più pericoloso che usare l’AI di nascosto.
Anche io sono per la sperimentazione: senza test non puoi capire il PERCHÈ, senza prove non puoi capire il COME FARE.