All'improvviso, goodnight moon
Un viaggio attraverso la storia della luna come musa letteraria, dai classici greci a Leopardi, fino alla musica contemporanea.
Ex Abrupto - All’improvviso, come tutto quello che conta
A cura di Alessia Pizzi
N.26 - Agosto 2024
Oh essere anche noi la luna di qualcuno!
Vivian Lamarque
Era il 1999 quando su MTV ascoltavamo in continuazione “Goodnight moon” la ballata degli Shivaree cantata con una vocetta suadente e nasale, hit impossibile da dimenticare. Ieri, mentre ero in viaggio, ho avuto voglia di riascoltarla perché era in una playlist di amici a Ferragosto. Mi sono resa conto, mentre partivano le inconfondibili note iniziali, di non aver mai letto il testo a differenza di quanto faccio solitamente. La canzone ha il ritmo di una ballata d’amore, sensuale, romantica e malinconica, ma il testo parla della paura di stare soli in casa e percepire dei pericoli.
Oh what should I do, I’m just a little baby?
L’unico conforto sembra essere la luna, a cui si dà la buonanotte quasi come una preghiera di salvezza contro tutti i presunti pericoli circostanti.
(Lascio un video “molto amatoriale” con il testo tradotto)
E la luna del resto è musa (e spesso muta ispiratrice) di numerosi geni letterari, sin dall’antichità. Uno dei miei pezzi preferiti delle Argonautiche di Apollonio Rodio è proprio quello in cui Medea scappa di notte dalla sua patria, la Colchide, per seguire l’eroe Giasone in Grecia, dopo averlo aiutato con le sue arti magiche a prelevare il vello d’oro che era custodito da suo padre. In questo caso la Luna è Selene, una dea parlante, che quasi prevede il destino luttuoso di Medea (ucciderà i suoi figli per punire l’abbandono di Giasone):
Non io soltanto ricerco l’antro di Latmo, non io soltanto brucio per il bell’Endimione, io che spesso mi sono mossa per i tuoi astuti incantesimi nel pensiero d’amore, perché tu celebrassi i tuoi riti tranquilla nella notte oscura, come a te piace. Ora anche tu hai parte di questa stessa sventura: il dio del dolore ti ha dato Giasone come tua pena ed angoscia. Va’ dunque, e preparati a sopportare, per quanto sapiente tu sia, dolori infiniti
IV 57-65 (trad. di G. Paduano)
Sulla falsariga di Apollonio Rodio, anche Teocrito, altro autore ellenistico, rende la luna un punto di riferimento femminile: nell’idillio numero 2, l’“L’incantatrice”, l’improvvisata fattucchiera Simeta vuole riportare il suo amato da lei e, nella comicità dei versi, quasi parodici rispetto all’epica di Medea, Teocrito inserisce la luna come confidente della giovane. Ogni verso si chiude con questa frase, proprio come se fosse un incantesimo:
Apprendi, veneranda Luna, donde venne il mio amore.
La fine dell’idillio, tuttavia, diventa solenne: Simeta, dopo essersi sfogata con la Luna, è pronta a sopportare l’abbandono e saluta l’amica:
In altri tempi tre o quattro volte al giorno veniva da me, e lasciava spesso a casa mia la dorica ampolla; ora sono dodici giorni che neppure l’ho visto. Non avrà qualche altro diletto, e si è dimenticato di me? Ora voglio avvincerlo con filtri; e se continua a darmi pena, sì per le Moire, busserà alle porte di Ade; tali funesti veleni posso dire di serbare per lui nella cesta, avendoli appresi, o Signora, da un forestiero assiro. Ma tu volgi lieta i tuoi destrieri verso l’Oceano, o veneranda, e io sopporterò la mia pena così come l’ebbi. Addio, Luna dal trono lucente, addio, voi altre stelle, che fate corteggio al carro della Notte silente.
Anche la letteratura italiana prosegue la tradizione: ricordo Giacomo Leopardi che parla alla Luna come un’amica nel Canto notturno di un pastore errante per l’Asia chiedendole il senso della vita di un pastore e del suo vagare immortale:
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Siamo ancora in epoche in cui l’essere umano può guardare la Luna dal basso: dopo che avrà messo piede sul Satellite, la Luna diventa “l’altra Terra”, un altro luogo da esplorare. Penso a Oriana Fallaci, che ha raccontato le storie dell’allunaggio, rendendo spesso la luna è protagonista delle sue riflessioni:
Ho amato la luna, ho invidiato molto chi ci sarebbe andato. Ma ora che la guardo, così grigia e vuota e priva di bene, di male, di vita, già sfruttata per farci dimenticare le colpe, le infamie di qui, per distrarci da noi stessi, ricordo una frase che tu mi dicesti François: «La Luna è un sogno per chi non ha sogni». E preferisco questa palla verde e bianca e azzurra e brulicante di bene di male di vita che chiamiamo Terra. È una palla avvelenata, lo so: la vita, François, è una condanna a morte. Però hai ragione a non dirmelo. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza addormentarci un secondo, senza temer di sbagliare, di romperci, noi che siamo uomini, né angeli, né bestie ma uomini.
Niente e così sia
Ma oltre la prosa, anche i poeti contemporanei hanno continuato a guardare la luna come una casa in alto, un punto di riferimento, appunto “il sogno per chi non ha sogni”. Segue Alda Merini:
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento
quanto basti per darti
un unico bacio d’amore
Consigli non richiesti
Canzone suggerita: No moon at all, cover di Diana Krall
Libro: Se il sole muore, Oriana Fallaci
Evento: Il 19 agosto si potrà vedere la Superluna Blu: tenete gli occhi al cielo!
Conclusione
Questa newsletter è un omaggio semplice all’amica Luna che da sempre mi accompagna nelle mie riflessioni e malinconie notturne. Se l’articolo ti è piaciuto lascia un like o un commento e fammi sapere se anche tu guardi alla Luna quando hai bisogno di conforto o se hai mai letto qualche testo a lei dedicato.