All'improvviso, Giulia
La centocinquesima donna assassinata che desta stupore e sconcerto in Italia.
Ex Abrupto - All’improvviso, come tutto quello che conta
A cura di Alessia Pizzi
N.23 - 21 Novembre 2023
All’improvviso Giulia.
Giulia Cecchettin, una ragazza sconosciuta, in questi giorni è protagonista di tutti i media per essere stata uccisa dal suo ex Filippo Turetta. Magari questo è solo uno dei tanti articoli che parla di lei, nel clamore del web. Ma ci tenevo a dire la mia visto che qui non sono richiesti minuti di silenzio mentre l’Italia si impalla al cospetto di un evento tutt’altro che insolito.
Repetita iuvant: le percentuali sono persone
Dal 1 gennaio al 12 novembre in Italia sono stati registrati 285 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
Rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2022 si riscontra:
(+4%) aumento dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo
(+4%) omicidi commessi dal partner o ex partner
(+4%) relative vittime donne
Con la brutale uccisione di Giulia Cecchettin, il numero di donne uccise dall’inizio dell’anno sale dunque a 105 dopo gli omicidi della dottoressa Francesca Romeo, freddata a colpi di fucile sabato in Calabria mentre rientrava dal turno di notte del servizio di guardia medica, e di Patrizia Lombardi, strangolata probabilmente dal figlio qualche giorno fa, a Capodrise, nel casertano.
Dalle persone alle storie (o alla Storia?)
Giulia, che poteva arrivare ai giornali tra qualche anno per i suoi talenti, per quella laurea in ingegneria che stava per festeggiare, è l’ennesima donna che non può parlare con la sua voce e di cui - invece - parla la lapide.
Giulia, non molto diversa nel 2023 dalle donne dell’antica Grecia, come Ipazia, famosa più per come è stata assassinata che per come è vissuta, o peggio, come le donne comuni di cui non ci resta assolutamente niente se non i resti di una pietra “parlante”, indicante epiteti non differenzianti: buona madre, buona moglie, buona sorella.
E la lapide parlante di Giulia la etichetta come vittima, morta per mano di un uomo che sosteneva si sarebbe ammazzato senza di lei, ma che di fatto - probabilmente - non poteva accettare la libertà di una donna che non lo voleva più, che stava “andando avanti” senza di lui, prima di lui. E quindi l’ha uccisa. Una competizione insensata che proprio non può essere amore e porta con sé il sapore amaro della prevaricazione che nei secoli ha corroborato il concetto di asimmetria sessuale.
E quindi Giulia, all’improvviso arriva solo la tua fama, la notorietà del tuo piccolo grande nome. Un nome raccontato con un tempo al passato.
All’improvviso ti piangiamo senza conoscerti, all’improvviso sembra che un’ombra stia calando sul nostro Paese: eppure sono 104 le donne uccise quest’anno prima di te.
Perché siamo ancora sconvolti a pochi giorni dall’annuale celebrazione della Giornata contro la violenza sulle donne istituita nel lontano 1999?
Non arriva all’improvviso la conoscenza di un fenomeno marcio che ci portiamo appresso da SECOLI, per cui è stato coniato un termine ad hoc: femminicidio.
Eppure, il Paese si stupisce.
Non sei la prima, dovresti essere l’ultima
Scuoti l’Italia con la tua morte, “distruggi tutto” scrive Cristina Torres Cáceres. E per te bruceremo tutto afferma Elena, tua sorella.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima.
Da donna sono preoccupata: per me, per tutte le mie amiche, le mie parenti, per tutte noi.
Devo avere paura di chiudere una storia? Devo avere paura ad uscire la sera? Devo avere paura a camminare da sola? Devo paura ad uscire con una gonna corta?
[Provate a usare - se siete donne - o a consigliare alle vostre amiche/parenti la app Viola , tramite cui è possibile chiamare un volontario che accompagna al telefono quando una donna cammina da sola.]
Non chiamatelo RAPTUS
La società non vede, non vuole vedere: viviamo assuefatti nella tossicità. Se mi assedia mi ama, se mi controlla ci tiene. Se LA uccide sarà stato di certo un “raptus di gelosia”.
Di questi temi l’Ordine dei Giornalisti discute da anni nei corsi della formazione continua perché i media hanno la responsabilità di veicolare correttamente quello che sta succedendo.
Gli uomini proclamano “che non lo farebbero mai”, ma molti di loro si scioccano quando un’amica raramente si confida dicendogli cosa ha subito, da un commento a una palpata sui mezzi pubblici.
Raramente, perché le donne si vergognano a parlare di questi fatti se succedono con gli estranei, figuriamoci con persone con cui hanno condiviso o condividono ancora una storia.
Raramente, le donne vengono credute, anche dalle forze dell’ordine. Molto spesso “esagerano”.
C’è un forte problema sulla credibilità delle donne, ma non solo. C’è un problema di coinvolgimento generale.
Il problema non è solo delle donne: che hanno paura, che si vergognano, che si ribellano, che non sono ascoltate, che non sono credute, che vengono uccise.
Dove sono i genitori, gli AMICI MASCHI, dove siete persone… dove siete quando un uomo davanti a voi fa qualcosa che voi non fareste? Dov’è che siete diversi se state zitti e girate la testa in nome del quieto vivere?
Pensare che non è un vostro problema non è d’aiuto. La società possiamo cambiarla solo mano nella mano.
La credibilità femminile tra presente e passato
Una poesia per Giulia
Omero, dov'è finita l'aurora dalle dita di rosa?
Tramonta una giovane stella
che non risalirà l'orizzonte
domattina.
"La cosa più bella è quella che si ama",
- dicevi Saffo -
ma sulla terra nera, nel nome
indebito dell'amore
la cosa più bella è quella che si uccide.
Alessia Pizzi