All'improvviso, la Mondadori in periferia
In pieno lockdown appare un Mondadori Store in un quartiere della periferia di Roma. Pensieri sparsi sul concetto di libertà.
Ex Abrupto - All’improvviso, come tutto quello che conta
A cura di Alessia Pizzi
N.1 - 31 Dicembre 2020
Sono uscita con la pioggia, senza voglia, per tentare di inviare un pacco ad un’amica. Sono giorni che tento di spedirle il mio libro, e devo riuscirci prima di tornare a lavoro. Del resto, lei ha disegnato la copertina.
Piove, ed è già buio: mi reco verso un internet point sotto casa sperando di non trovare troppa fila; come sapete questi luoghi sono una calamita per gli stranieri che spediscono pacchi all’estero. Prima di attraversare la strada mi alzo sulle punte per vedere se il negozio è aperto: è il 30 dicembre 2020, l’Italia sta per tornare rossa, non si può dare nulla per scontato. Le prime luci che catturano la mia attenzione, però, sono quelle di un’insegna nuova, che stento a riconoscere. Ero abituata a leggere “AS Roma Store” e quindi, ad ignorare. Stavolta leggo una scritta familiare, un logo già visto miliardi di volte, che però non può essere lì. Perché quei negozi stanno al centro di Roma, non stanno a Monte Mario, in periferia. O almeno, non c’erano mai stati… fino ad oggi.
Desolato, il Mondadori Store giace accanto all’internet point. Attraverso la strada famelica, mi avvicino, mi metto in fila. Attendo mezz’ora in fila buttando l’occhio sempre alla mia destra per vedere cosa c’è dietro la vetrata trasparente, come se nella mia testa non fosse accettabile che un Mondadori Store si trovi proprio lì.
Voglio entrare, ma devo fare la fila. Finito il rituale delle attese, finalmente entro. La commessa mi rivela di aver aperto un mese fa, ma io un mese fa non c’ero, ero a Bologna. E proprio a Bologna osservavo come il centro fosse vicino a tutto il resto perché la città è molto più piccola di Roma, quindi ti ritrovi la Feltrinelli a due passi, non devi fare un’ora di mezzi per raggiungerla. E alla Feltrinelli ci compri pure il giornale la mattina, perché le edicole ormai sono quasi tutte chiuse, a parte qualche impavido.
E quindi cosa vuol dire per il quartiere di Monte Mario avere un Mondadori Store? Cosa significa quando un negozio di questo tipo arriva in periferia? Vuol dire forse che la periferia è stata promossa al livello successivo?
Tra smart working e trasferte fuori città, nel 2020 ho vissuto meno il mio quartiere. Ma basta uno sguardo per capire che molte attività non ce l’hanno fatta. Il Covid-19 ha messo in movimento un cambiamento forte, che si legge anche in queste novità.
Come una ginestra nel deserto, le piccole attività chiudono, e arriva la “catena”. Sarà questo, quindi, il nostro futuro? Sarei ipocrita se dicessi che non sono stata felice della new entry, ma in periferia ci aspettiamo tutti la libreria privata, non la Mondadori.
Il primo pensiero, quindi, è chiedersi se sia o meno un buon segno.
Il secondo è: vediamo cosa c’è dentro. E qui inizia un altro capitolo di questa storia, che spero non sia stata troppo noiosa fino a qui.
Il sunto dell’esperienza dentro la Mondadori è che ho acquistato cinque libri: solo uno di questi era nella mia wishlist. E qui apriamo una piccola parentesi su un pamphlet che tutti dovrebbero leggere, di cui ho parlato altrove.
In sintesi: la libreria ci consente di uscire dalla gabbia di internet e di trovare quello che non conosciamo, di lasciarci sedurre da una copertina o da un titolo. È una questione di suggestioni.
So che da una consulente di web marketing non vi aspettereste una frase tipo “internet è una gabbia”. Ma lo è. E soprattutto è dorata. Perché se da un lato ci fa sentire liberi di conoscere e ha il grande merito di avere reso la conoscenza democratica, dall’altro la personalizzazione attuata da Google e dalle strategie di marketing (per far contento Google), fondamentalmente ci chiudono in una gabbia dorata dove tutto è come piace a noi.
Sui Social Network seguiamo gli amici, che la pensano come noi. Seguiamo le pagine che ci piacciono e che dicono quello che vogliamo sentirci dire. Fuori dai Social c’è Google Discover, il feed personalizzato delle notizie (in pratica su Android appare con lo swipe a destra), pure quelle tutte secondo i nostri gusti. Non è un caso se di recente ho elogiato TikTok, perché mostra tutto nel feed, a prescindere dalle proprie preferenze. In un certo senso è un modo per essere liberi.
Perdere la libertà è il prezzo da pagare per essere degli utenti soddisfatti, a quanto pare. Forse possono sembrarvi delle banalità, ma in realtà si tratta di meccaniche sottili di cui non siamo realmente consapevoli. Ovviamente non moriremo di questo - e anzi, forse con una Pandemia in atto le questioni online non sono assolutamente prioritarie - ma vale la pena fare una riflessione. A maggior ragione ora che viviamo quasi praticamente online. Si lavora online, gli amici si sentono su Zoom, i regali di Natale si fanno su Amazon.
Ma su Amazon, nel 90% dei casi, acquisti i libri che hai visto già da qualche altra parte. Non puoi scoprire l’ignoto ignoto, ovvero quello che non sai di non conoscere.
Lo so che non abbiamo tempo, lo so che non si può sempre cavillare su tutto. Lungi da me essere polemica. Ma l’apertura improvvisa di una Mondadori a Monte Mario ha scatenato in me queste riflessioni. Pensieri apparentemente slegati tra loro, dove va ad infilarsi subdola anche un’altra domanda: come faccio a non essere schiava di Google con un sito di Cultura da popolare quotidianamente?
Un fatto apparentemente irrilevante può essere sintomatico di qualcosa di molto più grande. Può unire tutte le riflessioni, apparentemente sconnesse, che abbiamo fatto nei giorni precedenti. Può dare luce poi a una newsletter come questa per iniziare una nuova avventura, così all’improvviso, senza una ragione precisa se non quella di avere del tempo per pensare. Un bene prezioso che non voglio perdere.
Mia sorella oggi ha scritto una lettera alla se stessa del 2023: un sito la conserverà per lei. Pensiamo di sapere come saremo tra due anni, ma la verità è, che per fortuna, non sappiamo proprio nulla.
Chi l’avrebbe mai detto che una Mondadori avrebbe aperto a Monte Mario?
I cinque libri che ho comprato
L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (Marilù Oliva)
Brevi scene di Lupi, poesie scelte (Margaret Atwood)
Viaggia verso, poesie nelle tasche dei Jeans (Chiara Carminati)
Le voci (Claudio Magis)
Per sole donne (Veronica Pivetti)
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